Descrizione
Alcuni filosofi cristiani del primo Novecento, a cominciare dai neotomisti belgi dell’Università di Lovanio, avevano tentato un recupero della metafisica classica e della sua impostazione gnoseologica di fondo – che modernamente prende il nome di “realismo” – adottando proprio le medesime categorie metodologiche della filosofia che aveva criticato il realismo della metafisica classica, considerandolo “ingenuo” o “dogmatico”. Il risultato di questo tentativo di una giustificazione del realismo metafisico dall’interno del sistema cartesiano, accettandone il metodo con tutte le sue conseguenze immanentistiche – compresa “critica” kantiana della conoscenza – , è stata la proposta di un «realismo critico». Ad essa Étienne Gilson contrappose, in questo importante saggio del 1935, la tesi che il realismo non è la conclusione cui possa approdare in qualche modo il metodo immanenstistico, ma è semplicemente il metodo contrario, quello che ha in sé la propria giustificazione epistemica, in quanto risponde alle esigenze del pensiero di formalizzare con la riflessione metafisica le certezze originarie del “senso comune”.
Antonio Livi mette adeguatamente a fuoco, nella Prefazione, il contesto storico della discussione sul realismo, mentre nella Postfazione prospetta le indicazioni metodologiche che dall’opera di Gilson sipossono ricavare per il futuro della filosofia come scienza e come sapienza. Una ricca e aggioronatissima Appendice bibliografica completa il volume.
L’Autore
Questo giustamente celebre saggio storico-critico, pubblicato in prima edizione francese nel 1935, è opera del filosofo parigino Étienne Gilson (1884-1978), geniale interprete del Discorso sul metodo di René Descartes, del quale rilevò analiticamente le fonti medioevali. Studiando il soggettivismo cartesiano Gilson vede in esso, non solo la perdita della coerenze logica dei grandi sistemi metafisici del Medioevo, ma anche l’inizio della lunga vicenda moderna dell’idealismo, al quale si contrapporrà, in varie forme, la “filosofia del senso comune”, ossia il recupero critico del realismo metafisico. Tra le sue opere fondamentali, L’Esprit de la philosophie médiévale (1931), L’être et l’essence (1940), The Unity of Philosophical Experience (1941), Le Philosophe et la théologie (1960) e Constantes philosophiques de l’être (postumo).
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