Descrizione
ISBN : 88-88926-09-7
(2003, pp. 456, € 25,00)
IL LIBRO
Alla luce delle recenti discussioni tra scienziati ed epistemologi, questo aggiornato lavoro di un’autorevole filosofo napoletano introduce allo studio della natura nei suoi valori immanenti e nella sua proiezione teologica.
Dall’indice: 1- Ultime ipotesi sull’origine dell’universo. 2- Breve storia dell’universo. 3- Problemi riguardanti l’ origine delle specie. 4- L’orgine dell’uomo. 5- La datazione dell’Australopiteco. 6- La cultura dei Veda e della Upanisad, matrice della cultura occidentale. 7- Il processo di avvicinamento al creazionismo. 8- Dal dualismo manicheo al Dio di Agostino. 9- La natura in Buonaventura da Bagnoregio. 10- Dal meccanicismo creazionistico di Descartes al meccanicismo ateistico. 11- Il concetto di scienza in Kant. 12- Il noumeno kantiano nella pseudo critica agli argomenti per l’esistenza di Dio. 13- I limiti della fisica matematica secondo Bridgam. 14- La non-definitività delle teorie scientifiche in Popper. 15- Concezioni attuali delle matematiche. 16- La costruzione logica del mondo di Carna. 17- Nuove frontiere della biologia. 18- La biologia molecolare. 19- Rapporto mente/sistema neuronico nella psicologia attuale. 20- La fisica quantistica. 21- La teoria della relatività generale di Einstein. 22- La dialettica negativa di Adorno. 23- Relatività dei linguaggi in Putnam. 24- Il progresso della scienza secondo Rorty. 25- Unità della scienza. 26- La natura in Heidegger. 27- I grandi scienzati del nostro tempo e il fondamento delle scienze.
L’ AUTORE
Ambrogio Giacomo Manno (Marano di Napoli, 1921) ha insegnato per molti anni Filosofia sistematica nella Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Sezione “San Tommaso”), dove ha anche fondato e diretto il Seminario permanente di studi storico-filosofici. Tra le sue opere ricordiamo: Il tomismo a Napoli nel sec. XIX: la scuola di Sanseverino (Roma 1968), Filosofia dell’essere. Saggi (Napoli 1979), L’infinito. Saggio di intellettualismo critico (Napoli 1993).
Olindo Lante Scala –
Problemi epistemologici
Recensione di Olindo Lante Scala, in Instaurare (2004), nn. 1-2, p. 28
Quest’opera del padre Manno risponde ad un’esigenza fortemente sentita soprattutto da coloro che, non potendo seguire costantemente il progresso della scienza astronomica, fisica, biologica, epistemologica e metodologica, desiderano aggiornarsi. L’Autore, con chiarezza e rigore, in ventiquattro capitoli offre un quadro ampio e articolato delle attuali posizioni della scienza della natura e delle scienze umane. In questa recensione è possibile solamente accennare agli argomenti che ci sembrano più importanti.
Il professor Ambrogio Giacomo Manno espone, innanzitutto, con precisione e valutazione critica le quattro principali ipotesi che oggi vengono formulate in campo astronomico: 1) l’universo esistente “ab aeterno”, per autosufficienza, senza una Causa Prima creatrice; 2) un universo statico per un periodo indefinito di tempo, poi espIoso col “big-bang”; 3) un universo pro-cedente per un tempo indeterminato in linea inflattiva e ricompattiva, di cui l’ultima fase del processo dualistico sarebbe l’attuale, iniziata con l’ultima esplosione del “big-bang”; 4) un universo che ha inizio col “big-bang” circa quindici miliardi di anni fa, che potrebbe coincidere con la creazione iniziale.
Nessuna delle quattro ipotesi è dimostrabile, ad avviso dell’Autore, scientificamente; la prima, poi, è inaccettabile anche razionalmente, non potendo esistere da sé un universo senza una Causa Prima, cioè senza l’Essere assoluto che esiste da sé e può dare ragione del mondo.
Altrettanto interessante ci sembra la trattazione dell’origine dell’uomo. In queste pagine l’Autore, sulla base dei reperti paleontologici e biologici (esame del DNA) confuta la tesi secondo la quale l’origine dell’uomo sarebbe da ricercare nell’Australopiteco, ritenuto per decenni “mezzo uomo e mezzo scimmia” o “quasi uomo”. Il professor Manno sostiene, invece, che l’uomo sin dalla civiltà della pietra, di cui ovviamente è l’artefice, era in possesso di tutte le facoltà dell’homo sapiens attuale.
Attuali sono le trattazioni della fisica quantistica e della relatività come la trattazione della biologia che i maggiori scienziati attuali interpretano in linea teleologica ed essenzialistica.
L’opera presenta, infine, una interessante rassegna delle teorie e delle opinioni dei maggiori scienziati del secolo scorso, che reclamano la metafisica e la religione come orizzonte delle scienze, senza le quali queste non potrebbero avere una struttura intelligibile e razionale.
Reginaldo M. Pizzorni –
Problemi epistemologici
Recensione di Reginaldo M. Pizzorni, in Sapienza (2005), p. 122
È da poco uscito, nella collana «Propedeutica filosofica» diretta da Antonio Livi, il suo ottavo volume. Ne è autore A. G. Manno, che ha insegnato per molti anni in Università statali ed ecclesiastiche. Manno ha all’attivo numerose pubblicazioni, e dirige la rivista «Progresso del Mezzogiorno».
Il libro, come dice lo stesso A. nell’Introduzione, riporta saggi e scritti vari che segnano quasi il percorso della sua vita nei diversi momenti in cui, o per le discussioni in atto, o per l’interesse dei problemi più importanti che venivano alla ribalta, hanno costituito oggetto delle sue riflessioni e delle sue ricerche.
L’A. si è sempre interessato in particolare dell’epistemologia, insoddisfatto e critico delle teorie unilaterali che per secoli hanno dominato il campo del sapere: il meccanicismo, il determinismo, il positivismo, il neopositivismo, che, insieme alla mortificazione della Natura, avvilivano e degradavano la dignità dell’uomo. È questa la ragione per cui l’A. ha accolto con entusiasmo e partecipazione le nuove teorie scientifiche che, dimensionando le pretese monopolizzanti e assolutizzanti del dogmatismo scientista, hanno prospettato la scienza come sapere limitato, fallibile, progressivo, aperto, tanto da poter dire che, in proporzione dei suoi successi, la scienza ha acquistato in umiltà e misura, ed è venuta alla luce una sua nuova dimensione: «la scienza è per l’uomo», sotto tutti i suoi aspetti; per il genio del pensiero, che scopre le leggi della natura, la costituzione degli enti, i suoi segreti. Inoltre questa dimensione umanistica si è rilevata nei tanti benefici effetti che essa porta all’umanità.
Non possiamo certo esaminare singolarmente i ventiquattro densi capitoli del libro. Essi forniscono un’ampia panoramica delle varie problematiche del mondo scientifico, sia nel campo delle scienze fisiche che in quello delle scienze umanistiche. Ci piace però segnalare il capitolo 23: «I grandi scienziati del secolo XX reclamano la metafisica e la religione come prospettiva fondamentale della scienza e della vita» (pp. 423-439). Nelle sue pagine si ricorda che lo stesso Einstein afferma che il primo compito della scienza è cogliere la razionalità intrinseca della natura. Manno può perciò affermare che, anche se non è possibile cercare in Einstein una dottrina rigorosa e precisa intorno a Dio, la sua credenza nel Dio personale e trascendente è sicura. Egli però vede Dio più nei suoi riflessi nel mondo che nella sua essenza inconoscibile (p. 435).
Pietro Addante –
Problemi epistemologici
Recensione di Pietro Addante, in L’Osservatore Romano, 9 Gennaio 2004, p. 3
La lunga serie di pubblicazioni storiche e teoretiche di A. Giacomo Manno, dell’Università di Napoli, si arricchisce di un nuovo prezioso volume, Problemi epistemologici. Si tratta di un’opera quanto mai opportuna per i nostri tempi, perché in essa l’A. mette a punto lo stato attuale di diverse scienze, come paleontologia, paleoantropologia, fisica, biologia, astronomia, futuro del cosmo, ecc. Nella impossibilità di riportare almeno i titoli dei 24 capitoli in cui la serie dei contenuti viene esposta, o di soffermarmi sui contenuti dei singoli capitoli, presento solo qualche titolo con un breve cenno dei relativi temi affrontati.
Nel primo capitolo, Origine e tempo dell’universo secondo le ultime ipotesi, l’A. tratta il tema delle quattro ipotesi principali presentate dai fisici e dagli astronomi degli ultimi tempi: 1. esistenza del mondo ab aeterno; 2. alternarsi dell’inflazione e del ricompattamento dell’universo da un tempo imprecisabile; 3. esistenza statica del mondo ab immemorabili e sua espansione col Big-Bang; 4. origine dell’universo col Big-Bang circa quindici miliardi di anni fa, e suo progresso evolutivo fino ai nostri giorni. Nessuna di queste ipotesi è stata dimostrata scientificamente, anzi qualcuna di esse, ad esempio la terza, presenta una prospettiva inaccettabile, permanendo le stesse condizioni originarie: perché l’universo è esploso in un dato tempo e non prima?
Le ipotesi astronomiche, alla fine, vengono sottoposte ad analisi critiche, e alcuni astronomi sostengono la necessità del ricorso al creazionismo, non potendo derivare il mondo dal «Nulla» (ipotesi sostenuta da alcuni autori), né potendo esistere un mondo ab aeterno senza una causa trascendente, non essendo esso una Realtà assoluta, dotata di autosufficienza. A ciò poi si aggiunga che l’intelligibilità delle leggi fisiche e biologiche, come anche la loro razionalità (Einstein), richiedono una somma Intelligenza creatrice.
Passando alla biosfera nel secondo e terzo capitolo, l’A., in base ai limiti cronologici del nostro universo accessibile, circa quindici miliardi di anni, e alla prima apparizione della vita sulla terra, circa tre miliardi di anni fa (i protozoi), documenta, visti i reperti paleontologici e le opinioni dei più competenti biologi attuali, come nessuna delle ipotesi date per spiegare l’origine delle specie vegetali e animali (microevoluzione darwinista e neodarwinista, monofiletismo, bifiletismo, polifiletismo, a grappolo, a inflorescenza) è stata dimostrata. La paleontologia evidenzia che le «grandi specie» sono rimaste sostanzialmente immutate dalla loro origine fino ad oggi, e il codice genetico costituisce «uno sbarramento» tra specie lontane.
Il grande biologo H. Staudinger, direttore dell’Istituto di biologia dell’Università di Hessen, in un congresso di scienziati e di filosofi tedeschi ha affermato che le specie floristiche e faunistiche costituiscono, tra gli altri aspetti, «delle meravigliose opere d’arte, che richiedono, come loro autore, un Sommo Genio creatore».
Nei capitoli IV e V l’A. espone le ultime teorie sull’origine dell’uomo e, sulla base della paleoantropologia, attenendosi alla documentazione dei più grandi ricercatori, espone la tesi dell’unità del genere umano. In questo contesto egli riporta le varie classificazioni dell’uomo primitivo heidelbergese, homo Ergaster, Rudolfensis, Neanderthalese, Sinantropo, a un genere unico, denominabile «homo sapiens», sostanzialmente identico all’uomo attuale per le sue facoltà psicologiche, anche se parzialmente differente fisiologicamente: altezza, dimensioni, forma del cranio. Non regge più, in base ai dati cronologici e fisiologici, l’ipotesi dell’origine dell’uomo dall’Australopiteco (da alcuni scienziati, come B. Wood, è messa in dubbio anche la sua “specificità”), in quanto risulterebbe che l’uomo è apparso sulla terra 4-5 milioni di anni fa, mentre l’Australopiteco sarebbe apparso circa 2 milioni e mezzo o 3 milioni di anni fa. Di conseguenza, si dovrebbe ammettere un’assurda inversione genetica.
Manno passa a esporre, con altrettanto rigore scientifico e con solidità di documentazione, le teorie fisiche quantistiche e della relatività einsteiniana nella loro contesa determinismo-indeterminismo e prospetta, secondo il parere dei più qualificati fisici, un loro accostamento o una loro integrazione reciproca. Egli poi rileva, in campo biologico, documentando le conquiste e gli apporti della «biologia molecolare» e della «ingegneria genetica», come queste discipline, da sole, sono insufficienti a dare ragione della struttura complessa e teleonomica degli organismi vegetali e animali. Si richiede, per tale motivo, il loro inquadramento in livelli di vita e di piani superiori, che vanno sotto il nome di «sistemi aperti» e, in sintesi, finalistici.
L’A. analizza poi i vari sistemi epistemologici e di filosofia della scienza, il meccanicismo dei secoli XVII-XVIII, il determinismo e i pregiudizi «scientisti» di Kant contro la metafisica. Egli passa a esporre le metodologie probabilistiche, ipotetiche, operazionali, tipicamente contingentistiche ed empiriche, che hanno dato le più alte conquiste della scienza e delle applicazioni tecniche. In questo modo egli confuta le teorie agnostiche della epistemologia di Adorno, di Putnam, di Rorty e di altri, che destabilizzano la natura e svalutano il sapere umano.
Manno giunge cosi alla conclusione sapienziale, dicendo che la scienza di oggi è tanto più modesta per quanto più è avanzata, riconoscendo il limite del sapere umano e l’ambito della nostra esperienza. Il grande astronomo inglese J. D. Barrow sostiene che l’universo, in certo modo da noi conoscibile (circa 20 miliardi di anni luce il suo diametro), non è che «una frazione di grado» rispetto alla intera circonferenza del mondo fisico, che lo avvolge. Ma le meraviglie, la bellezza, la complessità degli enti che lo costituiscono spingono i grandi scienziati degli ultimi tempi, Einstein, Planck, Dallaporta e altri a richiedere la metafisica e la religione come sfondo e fondamento della scienza. La scienza non può risolvere da sola i grandi problemi della vita, del mondo e dell’uomo. Bisogna andare a scoprire le tracce di Dio.