Descrizione
Vincenzo Massimo Majuri (1980), sacerdote della Diocesi di Messina – Lipari – S. Lucia del Mela, parroco di S. Domenica V.M. in Tremestieri, insegna Filosofia Teoretica e Antropologia Filosofica presso l’Istituto Teologico “S. Tommaso” ed è docente di Storia della Filosofia Antica e Medievale e Filosofia Sistematica presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “S. Maria della Lettera” in Messina. È iscritto alla Società Filosofica Italiana (SFI) e all’Associazione docenti italiani di filosofia (ADIF). È membro della International Science and Commonsense Association (ISCA). È socio ordinario della Società Dante Alighieri (SDA) e della Società Dantesca Italiana (SDI). Autore di diversi articoli e pubblicazioni. Tra le ultime L’amicizia è ancora possibile oggi? Le risposte sapienziali nella storia del pensiero occidentale, Leonardo da Vinci, Roma 2013; L’altro come altro da me, l’altro di me, in Littera 3 (2014) 1, 57-69; «Fede è sustanza di cose sperate e argomento delle non parventi; e questa pare a me sua quiditate» (Par. XXIV, vv. 64-66). La virtù della fede per Dante Alighieri, in Littera 3 (2014) 2, 43-64; Dante e la Bibbia. L’ispirazione scritturistica nel viaggio ultraterreno del “Divin Poeta”, Leonardo da Vinci, Roma 2015.
Dall’introduzione: «La cronaca dei nostri giorni ci presenta violenza contro se stessi, contro le proprie cose, contro le cose dell’altro, contro l’altro, bambino, anziano, donna, straniero, immigrato, di altra fede o di altra lingua. Paure, preconcetti, muri e recinzioni che tornano ad edificarsi, leggi ad personam o partitiche, ingiustizie sociali, presunti e presentati modelli alternativi di famiglia e di genere, insieme a tanto altro, denotano una profonda crisi antropologica. Verrebbe da dire, come Diogene di Sinope, «cerco l’uomo … l’uomo dov’è?». Si avverte l’assenza di una figura grande e umile al contempo, di un altro Dante […] Uomo di idee, ma anche di azione, amante della giustizia, della verità, della patria, della pace. Grande maestro, il Sommo Poeta, trentacinquenne pellegrino nei mondi dell’Oltretomba, è per me, trentacinquenne, guida nel mio viaggio reale terreno, lui che fu condotto da Virgilio nel suo viaggio immaginario ultraterreno. In suo onore, nel vasto panorama di illustri iniziative di vario genere in Italia e all’estero proposte e vissute, per festeggiarne ancora il compleanno, offro questo contributo che ha per titolo il primo cele- berrimo endecasillabo della Commedia, in una forma più «personalizzata»: «Nel mezzo del cammin de la mia vita…» e per sottotitolo, con la metafora sottesa del viaggio, «Percorsi di riflessione nel 750° della nascita di Dante Alighieri». Si tratta di un saggio che si compone di tre parti, tese a suscitare l’entusiasmo di incontrarsi con la Divina Commedia, presentandone aspetti noti e forse meno noti, numerici e fantasiosi, storici e leggendari, teologici e letterari, liturgici e religiosi, lirici e grotteschi. Percorsi, semplici percorsi, per mettere i nostri piedi sulle orme di un grande uomo, di un grande uomo di fede, di un grande italiano, «semplicemente» del Sommo Poeta, Padre della nostra Madre lingua. E come da più parti si sente dire: «Iddio ha voluto così bene all’Italia da regalarci Dante Alighieri!».
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