Descrizione
Il filosofo francese Étienne Gilson, che già aveva negli anni trenta proposto una sua originale e convincente nozione di “filosofia cristiana”, alla fine degli anni quaranta interviene di nuovo sull’argomento con una storica conferenza presso l’università di Montréal in Canada. Il testo di questa conferenza viene riproposto in seconda edizione al pubblico italiano ed è preceduto da un’introduzione del traduttore Luigino Zarmati e da un saggio sul filosofo francese di Antonio Livi. Il testo gilsoniano esamina la nuova interpretazione che sant’Agostino fa della metafisica neoplatonica alla luce del dogma cristiano dell’incarnazione; le grandi questioni che avevano interessato Plotino – sopratutto il rapporto tra l’Uno e il molteplice, tra la necessità di Dio e la contingenza del mondo – vengono riproposte dal filosofo cristiano del quinto secolo con un vigore speculativo e un esito teoretico così validi da costituire una conquista insuperata del pensiero.
Questo studio di Gilson fa vedere come la filosofia cristiana sia autentica e valida speculazione razionale, capace di creazioni teoretiche ancora più coerenti e durevoli di quelli del pensiero pagano, e ciò proprio in virtù dell’influsso razionale della rivelazione cristiana. Le conclusioni storico – critiche di Gilson saranno poi confermate dall’enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II (1998), nella quale il nome e le idee di Gilson sono esplicitamente presenti. Nel suo studio Gilson esamina con particolare attenzione i “nomi di Dio”, ossia i modi con cui Dio parla di sé nella sua autorivelazione: è il primo nucleo di quella nozione gilsoniana così caratteristica e controversa che va sotto il nome di “metafisica dell’esodo” (dal fatto che Dio si autodefinisce nel libro dell’Esodo “Colui che è” deriva l’identificazione di Dio con l’essere nella filosofia cristiana).