La porta della fede
Come rileva Antonio Livi nella Presentazione, l’Autore sviluppa in questo saggio «un’analisi antropologica sul rapporto tra la volontà e l’intelletto, per illustrare come di fronte a un oggetto che risulta soltanto “credibile” (e quindi non evidente di per sé), la persona può credere solo se vuole: e, nel caso specifico della rivelazione divina, solo se vuole rispondere con fiducia all’Amore salvifico che gli si è manifestato […]. Questa analisi antropologica deve a sua volta essere completata dall’esame teologico di ciò che Dio stesso ci ha rivelato circa l’aiuto interiore che Egli assicura misericordiosamente all’uomo che deve decidersi a credere. L’intervento della grazia nell’atto di fede è – come tutte le azioni propriamente divine, cioè soprannaturali – una realtà impossibile da verificare con l’esperienza umana, ossia con la filosofia, con la fenomenologia o con la psicologia: è essa stessa materia di fede,
nel senso che bisogna stare a quanto Dio ci ha voluto rivelare nella Scrittura e nei dogmi della
Chiesa cattolica».